RESILIENZA

RESILIENZA

giovedì 10 aprile 2014

HEMP FARM TORTORETO coltivazione e prima trasformazione derivati della cannabis


Nel cuore dell' Abruzzo, in provincia di Teramo, nasce Hemp Farm Tortoreto.



Abbiamo incontrato Alessandro Palumbo, il fondatore di Hemp Farm Tortoreto, azienda dedita alla coltivazione e trasformazione di derivati della cannabis che ci ha parlato un po' di questa pianta per molti ancora tabù:

-Grazie alla diffusione dell'informazione libera tramite la rete, chiunque può risalire ai perché hanno fatto in modo di rendere illegale e demonizzare questa pianta ancora oggi, archiviando i molteplici benefici ed utilizzi sotto al nome marijuana, sotto il nome droga.
Scavando nei dati di fatto passati, ci si rende conto che già nel primi anni del 1900 la canapa era la soluzione eco-compatibile e di facile accesso per tutti alle esigenze del nuovo mondo industriale. Alimenti, medicine, combustibili, materiali edili, carta, tessuti, legno, cosmetici, prodotti per l'industria...più di 25.000 mila prodotti d'eccellenza ricavabili a km.0 da una sola pianta coltivabile facilmente a tutte le latitudini: non necessita di pesticidi, diserbanti o fertilizzanti chimici, ha bisogno di pochissima acqua, cresce più velocemente di tutti gli altri raccolti ed in più nel suo naturale ciclo di 5/6 mesi, trattiene quattro volte la CO2 degli alberi migliorando il terreno che la ospita e "risucchiando" anche possibili agenti inquinati quali metalli pesanti. Un'azione fitodepuratrice talmente efficiente da venir utilizzata addirittura a Chernobyl o più recentemente, in Italia, su terreni pesantemente inquinati da diossina e policlorobifenili che costeggiano il più grande complesso siderurgico europeo, l'Ilva di Taranto.
Approfondendo ogni utilizzo e ogni prodotto ricavabile da questa sola pianta che invito a ricercare autonomamente per far sì che ognuno possa farsi la propria idea, non ci stupiamo se le grosse compagnie che hanno sempre tratto profitto dalla monopolizzazione di una risorsa, di un brevetto, hanno tratto vantaggio dalla sua messa al bando.
Non ci stupiamo se nel 1916 il dipartimento per l'agricoltura americano presentò un dossier dove veniva riportato che in una manciata d'anni, sostituendo con la canapa tutto ciò ricavato fino ad allora dagli alberi, in primis la carta, si sarebbe messa una definitiva pietra sopra alle opere di disboscamento nel mondo...e nello stesso tempo, William Randolph Hearst, il più grande editore Americano aveva acquistato milioni di ettari di foreste per produrre i suoi giornali, utilizzati chissà perché per demonizzare questa pianta.
Non ci stupiamo se Henry Ford, fondatore dell'omonima casa automobilistica, intorno al 1930 ricavò dalla canapa una bio-plastica talmente resistente da farci una macchina che addirittura utilizzava come combustibile etanolo ricavato dalla fermentazione della stessa canapa...e negli stessi anni John Davison Rockefeller, puntava tutto sulla diffusione capillare del petrolio e dell'industria petrolchimica che brevettò fibre sintetiche ed additivi per l'industria facilmente sostituibili con quelli ecologici ricavati dalla canapa.
Non ci stupiamo se il mondo che ci ritroviamo oggi, in 100 anni è stato pesantemente inquinato, i divari sociali sono enormemente aumentati, le risorse del solo pianeta Terra non bastano più per tutti e la parola ricchezza oramai è relegata solo ad un senso materiale del mondo capitalistico.
Occorre un cambio rotta, bisogna tornare a quel bivio dei primi anni del 1900 quando la conoscenza stava per fare in modo che il mondo sarebbe diventato un posto migliore per tutti.
E' scandaloso che oggi tutti i prodotti di cui l'uomo può beneficiare con questa pianta siano relegati a piccole realtà di singoli imprenditori e non inseriti in un più amplio progetto di ricerca e sviluppo statale.
Ma non ci meravigliamo neanche di questo dato l'oramai palese voto di scambio tra le grandi lobbies che ai tempi si opposero alla diffusione capillare della cannabis e i nostri governi. Tutto il filo di intrecci è riconducibile allo stesso gomitolo chiamato capitalismo, il profitto a tutti i costi.

Il progetto Hemp Farm Tortoreto nasce per restituire questa pianta sotto i vari aspetti sopraelencati cercando inoltre di diffondere una conoscenza che produca coscienza.
La nostra coltivazione per questa stagione è modesta, circa due ettari, incentrati uno alla produzione di semi ed uno di fibra. Essendo in grado di lavorare da noi il seme con dei macchinari appositi, già dopo questo primo raccolto possiamo proporre, seppur in quantità limitate, olio di canapa, semi decorticati, farine, latte di canapa, tofu, semi tostati...facciamo esperienza insomma ed il prossimo anno possiamo partire con la marcia già ingranata, ampliare i terreni coltivati e se necessario raccogliere semi da lavorare anche dalle coltivazioni vicine.

La difficoltà più grande che si incontra, oltre agli strascichi della cattiva informazione dovuta al proibizionismo, è la mancanza di una rete locale dove conferire la materia prima dei campi. I macchinari per la lavorazione del seme ad uso alimentare costano qualche decina di mila euro ma per la fibra i costi vengono centuplicati e non tutti sono in grado di affrontare spese simili.
Per l'Italia, che fino all'inizio del 1900 era il primo produttore europeo di canapa non è certo un punto a favore. Le nostre  varietà giganti autoctone producono la migliore fibra, richiesta e rinomata in tutto il mondo. Oggi, sulla nostra penisola sono presenti solo due impianti per la lavorazione della fibra, uno in provincia di Torino ed uno a Taranto. Questo fa sì che i coltivatori italiani possano con un piccolo investimento lavorare da se solamente il seme, per la fibra invece, avendo come dicevo prima i macchinari un prezzo accessibile a pochi, si deve conferire la materia prima in uno di questi stabilimenti con un aumento dei costi.
L'ideale sarebbe potere creare industrie per la lavorazione di questa pianta anche nel centro italia e quindi creare per tutti i possibili prodotti che ha da offrire, una rete a km.0 dove coltivatori, centri di prima lavorazione e consumatori siano in stretto contatto, con benefici evidenti per tutti.


Numerose sono state in questi giorni le richieste di informazioni ed adesioni al progetto, speriamo che questo flusso di informazioni e sviluppo continui, ma quando si ha un così valido prodotto per le mani tutto ciò è inevitabile. Stupidi noi che ancora non abbiamo fatto in modo di sfruttare queste risorse rinnovabili a pieno, ma è solo questione di tempo, il medioevo culturale impostoci dai "businessman ad ogni costo" sta per finire.




Alessandro Palumbo



mercoledì 9 aprile 2014

REVOLUTION RESILIENT







Ci sono  movimenti nel mondo che invitano e incoraggiano a disinvestire dal combustibile fossile per investire invece nelle rinnovabili, altri movimenti che invitano a non acquistare prodotti che hanno contenitori non biodegradabili, ci sono movimenti che incentivano un agricoltura che utilizzi sementi di varietà autoctone al posto di quelle prodotto da grandi compagnie che molte volte risultano essere OGM. 
Si può disinvestire in un modo molto semplice, cioè con la spesa che facciamo ogni giorno, invece di fare delle scelte di acquisto che vanno a privilegiare l’economia corporate, quella delle grandi aziende, si scelgono prodotti che stimolano la resilienza locale, una economia locale, più inclusiva. 
Ogni giorno possiamo scegliere dove depositare i nostri risparmi, se dare supporto alle aziende locali o meno.

E' possibile applicare lo stesso principio anche alle persone alle idee o ai programmi evitando discussioni, proteste, picchetti o manifestazioni semplicemente ritirando il nostro supporto a ciò che non ci piace. Ci sono altri modi  per portare avanti una rivoluzione culturale.

martedì 8 aprile 2014

AGRICOLTURA SINERGICA


Lo studio dell'agricoltura sinergica, come dell'agricoltura naturale, nasce dall'osservazione dei processi naturali, dalla presa di coscienza che è necessario mantenere il suolo autonomo in grado di rigenerarsi, mettendo in relazione i diversi elementi in modo che possano essere equilibrati e protetti.

La causa reale dell'impoverimento del suolo è data dal modo in cui lo manipoliamo per la produzione, pensando alla "forma del frutto" come unico elemento da salvaguardare.

Purtroppo l'idea di dover compensare le perdite di fertilità del suolo continua a determinare i calcoli che si fanno per fertilizzare, per integrare la sua materia organica.

Per praticare quest'agricoltura è necessario sentire prima di tutto un'empatia molto forte con l'organismo terra/suolo. Realizzare la complessità straordinaria d'interrelazione microscopica tra le specie presenti su un suolo selvaggio, vuol dire mantenere un equilibrio di salute; in un suolo non lavorato questo benessere si trasmette alle piante che crescono nel suo seno. La scoperta del dottor Alan Smith del dipartimento agricolo del New South Wales - Australia (uno specialista della materia), è uno schema complesso di relazioni tra le piante, i microrganismi del suolo e gli elementi nutritivi. Nei suoli naturali (imperturbati), questi processi funzionano in maniera sana e controllano efficacemente l'attività microbica, ivi compresa quella delle popolazioni d'organismi patogeni. Rendono inoltre assimilabili gli elementi nutritivi presenti nel suolo. Nei suoli perturbati da arature, lavori colturali e fertilizzanti con nitrati, questi processi non hanno e non possono avere luogo.
I quattro principi individuati per un agricoltura naturale sono:
1. Fertilizzazione continua del suolo tramite una copertura organica permanente.
2. Coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari, con l'integrazione d'alberi azoto-fissatori.
3. Assenza d'aratura o di qualsiasi altro tipo di disturbo del suolo: il suolo si lavora da solo.
4. Il suolo si area da solo se noi evitiamo di provocarne il compattamento.
PREPARAZIONE DEL SUOLO
Quando si istaura un sistema di coltivazione che succede ad un sistema presente in un area agricola dobbiamo destrutturare il primo per far sviluppare il secondo.
In suoli destrutturati e impoveriti da colture precedenti  è necessario, oltre che ripulire il suolo dalle radici di vegetazione spontanea che lo occupa, riattivare un sistema evolutivo con tecniche adeguate.
Un modo per fare questo è la coltura della patata sotto una copertura di cartoni e paglia. Questo sistema integrato di coltivazione e pacciamatura aiuta a mantenere l'umidità del suolo ed attrae i lombrichi, rivitalizzando il suolo e preparandolo al processo di riequilibrio dell'auto-fertilità.

FORMAZIONE DI BANCALI

Dopo la pulizia del suolo comincia la preparazione dell'orto che avviene scavando e formando le aiuole ed i passaggi. E' l'ultima volta che il terreno verrà rimosso; è quindi necessario definire con chiarezza quali saranno i luoghi per il passaggio e quelli dove il terreno verrà coltivato, i bancali.
I bancali costituiscono un elemento fondamentale dell’orto sinergico poiché aiutano ad aerare il suolo compattato. Il terreno dei bancali non verrà mai più schiacciato e compattato poiché si utilizzeranno gli appositi passaggi per accedere ad essi .
I bancali possono essere realizzati in forme e dimensioni diverse; l'importante è poter arrivare al loro centro senza rischiare di calpestare il terreno del bancale; se si vuole utilizzare la fertilità spontanea del suolo è indispensabile non compattarlo.

 La larghezza consigliata dei bancali è di 120 cm; per la lunghezza non ci sono limiti ma è consigliabile realizzare dei passaggi ogni 4 – 8 metri; l’altezza dei bancali va da 10 a 50 cm ma quella ottimale è di 30-40. La larghezza consigliata dei passaggi tra un bancale e l’altro è di 50-60 cm, in modo da poter passare con una carriola.
La forma dei bancali può essere rettilinea, curva o a mandala purché si rispettino i rapporti tra larghezza e altezza dei bancali. Il bancale si prepara con il terreno del posto e, nel caso in cui questo sia povero di sostanza organica, si può aggiungere compost o letame molto decomposto nello strato superficiale, compensando così la perdita di fertilità dovuta alla lavorazione.

 IRRIGAZIONE E PACCIAMATURA

Il modo migliore sperimentato per distribuire l'acqua e non viziare le piante è quello d'installare un impianto d'irrigazione a goccia.

Non è necessario comunque acquistare sistemi costosi, il sistema d'irrigazione più semplice funziona con la gravità: l'acqua arriva ai tubi da una vasca posta ad un livello superiore rispetto all'orto.
Dopo aver seminato e trapiantato il suolo viene coperto con uno strato di pacciamatura, ideale la paglia per i bancali e segatura per i passaggi.La pacciamatura dei bancali costituisce uno degli elementi fondamentali dell’orto sinergico.
- proteggere il suolo dal compattamento e dal dilavamento per opera della pioggia e del vento (o di un’irrigazione non idonea) e dall’azione eccessiva del sole, 

- ridurre la perdita di umidità permettendo di risparmiare sull’irrigazione, 
- facilitare la colonizzazione e lo sviluppo di lombrichi, della microfauna in generale e di microrganismi nello strato superficiale del terreno, 
- proteggere dal gelo le poche specie d’ortaggi che sopravvivono al freddo, 
- controllare la diffusione di specie indesiderate














TUTORI


Nella maggior parte dei bancali, si possono installare archi tutori permanenti usando anche tondini di ferro, tipo quelli usati in edilizia su cui far arrampicare le piante.
Ogni pianta viene attaccata all'arco o a un ulteriore orditura in filo di ferro, da uno spago teso. 
I tutori vengono assicurati anche tra loro in modo da formare una rete staticamente resistente.
Questo sistema funziona molto bene per pomodori, cetrioli, piante in seme etc. in quanto lascia passare l'aria tra le foglie, riducendo così i problemi dovuti alle muffe e ai funghi e liberando spazio in basso tenendo i frutti sollevati dal suolo, dove potrebbero essere danneggiati dall'umidità o dagli insetti. Inoltre, i legumi rampicanti e le zucche possono correre sopra i tondini stessi, in modo che possano essere utili come ombreggianti, quando il caldo sole estivo non permetterebbe più di coltivare insalate e piante che soffrono le alte temperature.

SIEPI E PROTEZIONI NATURALI
Dobbiamo tener conto anche di una siepe tagliavento intorno all'orto, della varietà più idonea secondo il clima e la pluviometria. Possiamo piantare insieme agli alberi e agli arbusti calendule, nasturzi, tageti, ricino, aglio, erba cedrina, tanaceto, lavanda, basilico etc. Queste piante hanno azione insetticida, e più ce ne sono meglio è; infatti con la loro presenza risultano benefiche alle colture proteggendole dai nematodi e da altri insetti nocivi, e sono inoltre utilizzabili per usi culinari e per la preparazione di insetticidi biologici, da usare se necessario.
SEMINE E TRAPIANTI 
Nell’orto sinergico è importante programmare bene semine e trapianti per assicurare una copertura costante dei bancali in ogni periodo dell’anno con piante per l’alimentazione, aromatiche, ornamentali e officinali. 
La presenza contemporanea di piante di varie famiglie nello stesso bancale garantisce che non si corra il pericolo di infezioni e infestazioni come nelle monocolture. Per avere la sinergia ottimale dovranno essere presenti piante appartenenti ad almeno tre famiglie diverse tra cui: 
- almeno una Leguminosa (fagioli, fave, fagiolini, piselli, ceci, lenticchie); le leguminose, grazie ad un batterio che cresce nelle loro radici, hanno la capacità di fissare l' azoto atmosferico nel suolo (principale nutrimento di tutte le piante). 
- almeno una Liliacea (aglio, cipolla, porro, scalogno) nelle fasce perimetrali dei bancali; le liliacee tengono lontani i batteri e i nematodi  per le loro caratteristiche chimico-biologiche. 
Le piante aromatiche come salvia, rosmarino, santoreggia, lavanda, timo, origano, si possono collocare alle estremità dei bancali mentre le piante ornamentali con fiori si possono mettere ovunque. In particolare alcune specie come tagete e nasturzio, oltre ad attrarre insetti benefici, svolgono una funzione antibatterica e allontanano nematodi, formiche ed altri parassiti. Inoltre, la presenza di fiori rende l’orto più piacevole, colorato e profumato. 
Anche le specie spontanee, spesso chiamate erbacce, contribuiscono ad assicurare una copertura costante dei bancali in ogni periodo dell’anno e sono da rimuovere (a mano e generalmente senza sradicarle completamente) e sfoltire solo quando soffocano le specie da noi seminate o trapiantate. Peraltro alcune erbe spontanee non sono aggressive-infestanti, oppure sono medicinali o commestibili (senape, portulaca, parietaria) e quindi non vanno assolutamente danneggiate ma utilizzate ed al massimo sfoltite in modo mirato. 
Carote, insalate, radicchi, cicorie, bietole vanno collocate lungo le sponde dei bancali; leguminose, pomodori, basilico, zucchine, zucche, melanzane vanno collocate preferibilmente nella parte piana dei bancali. Le patate possono essere messe ovunque. E’ consigliabile e divertente progettare l’orto ogni anno facendo un grande disegno che lo rappresenti con le semine e i trapianti e tenendo conto delle consociazioni, delle proprie necessità e preferenze, dell’esposizione etc. E’ importante alternare nel tempo piante che non lasciano radici (perché si raccolgono) con altre che lasciano dopo la raccolta una biomassa sotterranea. Le insalate vanno tagliate sopra il colletto mentre per cicorie e bietole si possono raccogliere solo le foglie esterne in modo che la pianta possa continuare a vegetare e, se la temperatura e la varietà lo permettono, tornare a crescere o, semplicemente, andare a seme. A differenza di quanto succede negli altri orti, in un orto sinergico le piante perenni convivono con le piante stagionali e lo stesso ortaggio può essere presente contemporaneamente a diversi stadi, persino decomposto a nutrire uno stesso esemplare in fiore. 
 E’ ampiamente dimostrato che, oltre alla successione delle piante, ha un’influenza notevole la loro vicinanza. Sembra che ciò succeda per mezzo di sostanze secrete dalle loro radici o di 
sostanze odorose. La consociazione tra piante è utile per occupare meglio lo spazio sia in profondità (grazie a sistemi di radici complementari) sia in altezza o orizzontalmente. (es.: spinacio con altre verdure). Per sfruttare meglio lo spazio si possono consociare specie a ciclo breve e specie a ciclo lungo (es.: ravanello con carota, cavolo con lattuga). Il terreno viene così utilizzato al meglio e risulta dunque più produttivo, meglio coperto e meno soggetto all’invasione di erbe spontanee. Permetterà inoltre, di utilizzare al meglio l' azoto atmosferico fissato dalle specie leguminose che viene liberato nel terreno man mano che si decompongono le loro radici (es.: mais con fagiolo).


LA RESILIENZA



La resilienza è la velocità con cui una comunità o un sistema ecologico ritorna al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato; le alterazioni possono essere causate sia da eventi naturali, sia da attività antropiche. Solitamente, la resilienza è direttamente proporzionale alla variabilità delle condizioni ambientali e alla frequenza di eventi catastrofici a cui si sono adattati una specie o un insieme di specie. La resilienza è anche la capacità dell'uomo di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente. Le persone con un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. L’esposizione alle avversità sembra rafforzarle piuttosto che indebolirle. Esse tendenzialmente sono ottimiste, flessibili e creative; sanno lavorare in gruppo e fanno facilmente tesoro delle proprie e delle altrui esperienze.